Il fragore dell’onda
accarezza il mio sonno;
nel pavido tepore
a sembianza di rettile
ho disteso le membra
su un muretto di pietra.
Cancellare il passato
toglier via questi rami
resi onusti dal peso
di mille e mille foglie,
partendo dai più alti
iniziare a potare
ed uno dopo l’altro
buttare via la vita
per cominciarne un’altra.
Torna a levarsi l’onda
si erge minacciosa
ma trepida si frange
partorendo alla fine
il ricciolo che lieve
si addentra sulla sabbia
e nasconde allo sguardo
conchiglie e sassi
e frammenti di vetro;
dalla riva del mare
sale via via più lento
si inerpica a fatica
rapido si ritrae
lasciando nudi i sassi
e i vetri colorati.
Cancellare i ricordi
spazzare la mia mente
che più non resti nulla,
sassi, vetri e conchiglie
andati via davvero.
Partire da lontano
tagliare alla radice;
quando il sonno finisce
vergine aprire gli occhi
senza nulla aver visto
senza nessun vissuto,
casa, terra, famiglia.
Con passo lieve danzo
la musica di un tango.
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